Comunità lgbtqia+ e migrazioni: il diritto all’autodeterminazione

Alla vigilia del pride month, il governo Meloni sta continuando ad attaccare sotto diversi punti di vista la migrazione e l’accoglienza in Italia, in un’ottica sempre più restrittiva nei riguardi dei diritti umani fondamentali. Il 9 marzo 2023, infatti, la Commissione Parlamentare ha preso sotto esame una proposta della Lega che prevede la soppressione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere dalla protezione speciale con due leggi che mettono mano al Testo Unico sull’Immigrazione.

Tuttavia, sono casi come quello recentissimo dell’Uganda che ricordano al mondo intero quanto la libertà sessuale e di genere siano uno degli elementi imprescindibili per il pieno sviluppo degli individui. Un diritto che deve essere riconosciuto o, in questo caso, difeso; Arcigay – in questo senso – ha avviato una campagna di sensibilizzazione sulla tematica che si chiama Italia Resta Umana.

Un esempio da non dimenticare: l’Uganda

Come illustra Amnesty International, l’attuale legge impone una pena detentiva a vita per gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e fino a 10 anni di carcere per i tentativi di tali atti sessuali; la pena di morte per l’”omosessualità aggravata”. La legge limita ulteriormente la libertà di associazione ed espressione, prevedendo una pena fino a 20 anni di prigione per la “promozione dell’omosessualità”. Criminalizza in modo ambiguo la fornitura di sostegno, sia sotto forma di risorse materiali che finanziarie, a favore di attività che promuovono l’omosessualità, includendo associazioni di volontariato che offrono assistenza sanitaria alle persone malate di AIDS.

Le risposte della comunità internazionale non sono mancate: Joe Biden minaccia di tagliare gli aiuti e gli investimenti diretti verso l’Uganda; i Paesi Bassi hanno deciso di sospendere un programma di promozione dello Stato di diritto del valore di 25 milioni di Euro. L’UE in una nota manifesta il rammarico per la promulgazione della legge, invitando il governo a rispettare il suo dovere di proteggere tutti i suoi cittadini e sostenere i loro diritti fondamentali.

 

Foto da Piuculture

Nel frattempo in Italia…

Nel nostro paese, nel mentre, da marzo si è aperto un dibattito all’interno della maggioranza, da quando, attraverso un’iniziativa parlamentare, la Lega ha tentato di restaurare i Decreti Sicurezza varati a partire dal 2018. L’obiettivo della Lega è quello di smantellare l’architettura della protezione speciale, introdotta dal governo giallorosso dopo la cancellazione della protezione umanitaria. L’emendamento 1014, a firma del leghista Igor Iezzi, propone di riformare il Testo Unico Sull’Immigrazione con due leggi che, chirurgicamente eliminano l’orientamento sessuale e l’identità di genere tra le causali per fare richiesta di protezione speciale.

All’art. 19 (Divieti di espulsione e di respingimento. Disposizione in materia di categorie
vulnerabili) del Testo Unico Sull’Immigrazione si legge: «In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione». Ora la proposta di legge N. 162 prevede, tra le altre cose, che al
comma 1, le parole: «di orientamento sessuale, di identità di genere,» siano soppresse. In questo scenario, queste parole resterebbero valide soltanto nel caso di asilo politico, come stabilito dal D.L. 19 novembre 2007, n. 251.

Si tratta di un provvedimento che va a minare i diritti umani fondamentali della persona, in un senso transfobico e razzista. A fine aprile il Parlamento Europeo ha elaborato una Proposta di Risoluzione in cui condanna l’Italia, assieme a Polonia ed Ungheria,
per una retorica anti-lgbtqia+. Il Parlamento, si legge nella risoluzione, «esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti- gender e anti-Lgbtiq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’Ue; ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone lgbtiq+ sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia».

Omofobia di Stato: la situazione nel mondo

I dati degli ultimi anni raccontano una situazione drammatica nel mondo: migliaia di profughi scappano dalle persecuzioni per ragioni di orientamneto sessuale e di identità di genere. Mappa alla mano si può contare 68 paesi e 5 giurisdizioni sub-nazionali. 6 di questi Paesi puniscono i rapporti consensuali omosessuali con la pena di morte (Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Somalia, Mauritania e Yemen), mentre altri sei la prendono in considerazione come possibile sanzione (Afghanistan, Iraq, Nigeria, Maldive, Qatar e Territori Palestinesi) . A questi 68 Paesi che criminalizzano l’omosessualità con leggi specifiche bisogna aggiungere Afghanistan, Iraq ed Egitto, che la condannano de facto. Su 71 Paesi che criminalizzano l’omosessualità, 31 sono in Africa.

Secondo un rapporto Unhcr, in otto (Nigeria, Pakistan, Gambia, Senegal, Eritrea, Bangladesh, Guinea, Ghana) dei primi dieci Paesi da cui provengono il maggior numero di richieste d’asilo in Italia, l’amore tra persone omosessuali e trans non è legale, e i rapporti considerati «atti contro natura». Per i leghisti sono numeri che contano poco: Iezzi e Molteni, sottosegretario del Viminale, sono convinti che queste persecuzioni siano «solo una scusa» per ottenere asilo ed evitare l’espulsione».

Immagine da Ilga

Un sostegno alle comunità migranti LGBTQIA+

Questo tentativo legislativo ha riaperto in Italia un dibattito intorno all’ingresso nel territorio nazionale di migranti per ragioni di orientamento sessuale e identità di genere. Infatti, Arcigay da alcune settimane sta promuovendo la campagna Italia: Resta Umana per far firmare una petizione che si opponga alla proposta della Lega.

Tuttavia, già dal 2008 Arcigay ha attivato un processo di inclusione e supporto per richiedenti asilo lgbti con il progetto Immigrazione e Omosessualità attraverso sportelli di accoglienza, orientamento e supporto a richiedenti asilo. Questo progetto oggi ha aperto la strada al programma Migranet , che vuole mettere in rete il sistema degli sportelli. Esso si pone come obiettivi:

• L’aggiornamento, il potenziamento e la messa in rete degli sportelli maggiormente attivi;
• Migliorare la capacità di accoglienza abitativa delle persone LGBTI nei sistemi SPRAR e
CAS locali;
• Migliorare la conoscenza e il dialogo interculturale tra richiedenti asilo LGBTI e comunità
LGBTI in un’ottica di welfare generativo.

Sabrina Aidi
(31maggio2023)

 

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